LA
PSICOTRONICA E' L'AZIONE VERSO UN OBIETTIVO, CON IL
SUPPORTO DI COLLEGAMENTI STRUTTURALI ED ENERGIA
QUANTISTICA.
La distanza fisica è irrilevante. Ciò che conta è la
potenza dell'Energia Vitale impiegata e l'accuratezza
dei Collegamenti Strutturali. Per comprendere i
procedimenti psicotronici, dobbiamo prima studiare
profondamente le caratteristiche dell'Energia Vitale e
la natura dei Collegamenti Strutturali, passando poi ai
modi per creare entrambi. Appreso ciò potremo compiere
ogni atto con successo e vedremo la PSICOTRONICA sotto
forma di scienza, coi suoi metodi, le sue teorie, la sua
prassi invece di vederla come una cosa misteriosa e
sfuggente.

LA
TEORIA QUANTISTICA :
UNA
RIVOLUZIONE SCIENTIFICA E FILOSOFICA PASSATA SOTTO
SILENZIO
Le
grandi rivoluzioni della scienza sono spesso seguite
da sconvolgimenti in campo filosofico e sociale. Le
tesi di Copernico, ad esempio, il quale sostenne che
la Terra non occupava il centro dell’universo,
innescarono un processo di sgretolamento di dogmi
religiosi e filosofici che cambiarono profondamente la
società europea degli inizi del Rinascimento. La
teoria evoluzionistica di Darwin (secoli dopo), con la
distruzione della credenza in uno stato biologico
speciale degli esseri umani, produsse effetti simili.
Le teorie di Einstein infine, con l’affermazione che
"tutto è relativo", diedero una spallata
definitiva ad un certo modo,
"assolutistico", di intendere la scienza e
la vita. Con questi presupposti, desta notevole
stupore che la più grande rivoluzione scientifica
di tutti i tempi sia passata per lo più
inosservata agli occhi del grosso pubblico. E questo
non già perché le sue implicazioni abbiano scarso
interesse, ma perché queste implicazioni sono
talmente sconvolgenti da risultare quasi incredibili
persino per gli stessi scienziati che le concepirono.
La rivoluzione di cui si sta parlando si è consumata,
nella sua fase più "cruenta", durante i
primi trenta anni del ventesimo secolo ed è
conosciuta col nome di Teoria Quantistica o Meccanica
Quantistica.
Nata
come tentativo di spiegare la fisica delle particelle
elementari, la Teoria Quantistica in seguito crebbe
sino ad incorporare gran parte della microfisica e
parte della macrofisica. Oggi fra alterne vicende può
dirsi (nella sua versione ortodossa) universalmente
accettata.
Sebbene
attualmente nessuno dubiti della sua efficacia pratica
ci sono ancora ampie schiere di studiosi che ne
mettono in discussione le conseguenze, specie quando
queste conseguenze vengono estese alla natura della
realtà.
Fondamenti
della meccanica quantistica :
- Non
esiste una realtà obiettiva della materia, ma solo
una realtà di volta in volta creata dalle
"osservazioni" dell’uomo.
- Le
dinamiche fondamentali del micromondo sono
caratterizzate dall'acausalità.
- E’
possibile che, in determinate condizioni, la materia
possa "comunicare a distanza" o possa
"scaturire" dal nulla.
- Lo
stato oggettivo della materia, è caratterizzato da
una sovrapposizione di più stati.
La
conclusione più sconvolgente che si può trarre da
quanto sino ad ora affermato è senza dubbio quella
che asserisce che la realtà è tale solo se è
presente l’uomo con le sue "osservazioni"
; con i suoi esperimenti. A differenza delle
precedenti rivoluzioni scientifiche, le quali avevano
confinato l’umanità ai margini dell’universo, la
Teoria Quantistica riporta l’uomo
("l’osservatore") al centro della scena.
Alcuni eminenti scienziati si sono spinti a ipotizzare
che la Teoria dei Quanti abbia perfino risolto
l’enigma del rapporto tra Mente e Materia, asserendo
che l’introduzione nei processi di misura
quantistica dell’osservazione umana è un passo
fondamentale per il costruirsi della realtà.
UN
GRANDE DIBATTITO
Seppur
fortemente avversata sin dal suo apparire (Einstein
per manifestare la sua contrarietà arrivò a coniare
la frase "Dio non gioca a dadi") la
Meccanica Quantistica, è oggi universalmente
accettata. Essa, oltre spiegare processi a livello
microscopico come la stabilità dell’atomo o
processi macroscopici come la superconduttività, ha
ottenuto recenti eclatanti conferme sperimentali : si
pensi alla diseguaglianza di Bell. Ciononostante il
grado di diffidenza nei confronti di questa materia -
sempre in bilico tra Fisica e Metafisica - è rimasto
(come si diceva anche dianzi) alto. I suoi assunti, al
limite dell’assurdo, mettono a dura prova le menti
più aperte.
Anche
nell’era dei computer superveloci, la Teoria
Quantistica più che una scienza "accettata"
si caratterizza per una scienza "subita". E
sono soprattutto gli studiosi di microfisica, i quali
ogni giorno hanno a che fare con i suoi assunti
filosofici e con il suo formalismo matematico, che più
soffrono questo stato di cose. Recentemente però, una
agguerrita schiera di fisici, la cui punta di diamante
è rappresentata dall’inglese S.Hawking, è riuscita
a rovesciare la situazione, volgendo a loro favore
proprio quelle "conseguenze" della Meccanica
Quantistica che maggiormente rendevano perplessi i
fisici atomici. In questo contesto Hawking crea una
vera e propria disciplina scientifica ; la Cosmologia
Quantistica, attraverso la quale molti misteri
dell’universo trovano una razionale spiegazione. E
questo, come detto, partendo proprio dagli assunti
quantistici più "rivoluzionari". In questa
nuova prospettiva trova coerente giustificazione la
nascita della materia dal nulla.

La
Fisica del Quanti, in effetti, prevede che in
determinate condizioni la materia possa scaturire dal
nulla. Questa non è fantascienza, ma scienza nel
senso più alto del termine. E qui tornano alla mente
le profetiche parole del grande W.Heisenberg quando
affermava :
"La
più strana esperienza di quegli anni [1920 – 1930]
fu che i paradossi della Teoria Quantistica non
sparirono durante il processo di chiarificazione; al
contrario, essi divennero ancora più marcati e più
eccitanti ... ".
Sì,
"eccitanti", è la parola giusta per
definire il ventaglio di possibilità che allora si
dischiudeva e che anche oggi può dischiudersi
affrontando senza condizionamenti la Teoria dei
Quanti.
Una
nuova interpretazione del principio quantistico
denominato "Probabilismo", ad esempio,
deporrebbe a favore del libero arbitrio. Una lettura a
trecentosessanta gradi della diseguaglianza di Bell (diseguaglianza
che dimostra la possibilità di azioni a distanza)
prova che
l’universo
non può più essere considerato una mera collezione
di oggetti, ma una inseparabile rete di modelli di
energia vibrante, nei quali nessun componente ha realtà
indipendente dal tutto.
IL
PROBABILISMO E L’ACAUSALITA’
All’inizio
del ventesimo secolo, i fisici ritenevano che tutti i
processi dell’universo fossero perfettamente
calcolabili purché si avessero a disposizione dati di
partenza sufficientemente precisi. Questa filosofia
deterministica aveva preso le mosse due secoli prima
quando Newton, con la sua legge di gravitazione
universale, era riuscito a descrivere le orbite dei
pianeti. In un sol colpo lo scienziato inglese aveva
dimostrato che una mela che cade da un albero e un
corpo celeste che si muove nello spazio, sono
governati dalla stessa legge : l’universo
ticchettava come un gigantesco orologio perfettamente
regolato.
Ma in
concomitanza con la fine dell’epoca vittoriana,
quella presuntuosa sicurezza svanì ; avvenne nel
momento in cui i fisici tentarono di applicare quelle
leggi meccanicistiche al comportamento del mondo
atomico. In quel minuscolo regno, gli eventi non
fluiscono armonicamente e gradualmente con il tempo,
ma si modificano in modo brusco e discontinuo. Gli
atomi riescono ad assorbire o liberare energia solo in
forma di pacchetti discreti chiamati Quanti (da qui il
termine Meccanica Quantistica). A questo livello la
natura non funziona più come una macchina, ma come un
gioco di probabilità. Nei primi decenni del nostro
secolo lo scienziato danese Niels Bohr scoprì che le
particelle atomiche si comportavano in modo molto meno
prevedibile che non gli oggetti ordinari come le
matite o le palle da tennis. Le parole
"sempre" e "mai", di cui si faceva
largo uso per i processi del mondo macroscopico,
dovettero essere rimpiazzate dai termini
"spesso" e "raramente". Non si
poteva dare più nulla per scontato.
Elementi
come le orbite percorse dagli elettroni attorno al
nucleo, non potevano più essere definite con
precisione. Anche il "quid" che ad un certo
punto induceva l’atomo radioattivo alla
disintegrazione doveva sottostare alle leggi della
probabilità.
Il
fisico italiano Franco Selleri nel suo libro "La
Causalità Impossibile" spiega bene la situazione
e le conseguenze delle idee introdotte dalla Teoria
dei Quanti. Egli scrive :
"Il
problema che risulta molto naturale porsi è quello di
capire le cause che determinano le differenti vite
individuali dei neutroni [liberi]. Lo stesso problema
si pone per ogni tipo di sistema instabile come atomi
eccitati [...]. L’interpretazione di Copenhagen
[quella della Meccanica Quantistica ortodossa] della
teoria dei quanti non solo non fornisce alcuna
conoscenza di queste cause, ma accetta esplicitamente
una filosofia acausale secondo la quale ogni processo
di disintegrazione di un sistema instabile ha una
natura assolutamente spontanea che non ammette una
spiegazione in termini causali. Secondo tale linea di
pensiero il problema delle diverse vite individuali
dei sistemi instabili dovrebbe necessariamente restare
privo di risposta e dovrebbe anzi essere considerato
un problema non scientifico".
IL
PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE E LE FLUTTUAZIONI NEL
VUOTO
Nel
1927 il fisico tedesco Werner Heisenberg scoprì che
la natura probabilistica delle leggi della Meccanica
Quantistica poneva grossi limiti al nostro grado di
conoscenza di un sistema atomico. Normalmente ci si
aspetta che lo stato di una microparticella in
movimento (consideriamo ad esempio un elettrone in
rotazione attorno al nucleo) sia caratterizzata
completamente ricorrendo a due parametri : velocità e
posizione. Heisenberg postulò invece, che a un certo
livello queste quantità sarebbero dovute rimanere
sempre indefinite. Tale limitazione prese il nome di
Principio di Indeterminazione. Questo principio
afferma che maggiore è l’accuratezza nel
determinare la posizione di un particella, minore è
la precisione con la quale si può accertarne la
velocità e viceversa. Quando si pensa
all’apparecchiatura necessaria per eseguire le
misurazioni, questa indeterminazione risulta
intuitiva. I dispositivi di rilevazione sono così
grandi rispetto alle dimensioni di una particella che
la misurazione di un parametro come la posizione è
destinato a modificare anche la velocità. Occorre
sottolineare però che le limitazioni in parola, non
derivano solo dalla interazione tra mondo microscopico
e mondo macroscopico, ma sono proprietà intrinseche
della materia. In nessun senso si può ritenere che
una microparticella possieda in un dato istante una
posizione e una velocità. Queste sono, seguendo
Heisenberg, caratteristiche incompatibili; quale delle
due si manifesti con maggior precisione dipende solo
dal tipo di misurazione che lo sperimentatore
("l’osservatore") decide di effettuare. E
qui ci si imbatte nella più straordinaria novità
introdotta dalla Fisica Quantistica ; ovvero la
dipendenza della realtà obiettiva del mondo atomico
(mondo che, non dimentichiamolo, è alla base di ogni
cosa nell’universo) rispetto alle "scelte"
effettuate da colui che si trova davanti
all’apparecchiatura di misura. Se lo sperimentatore
decide di rilevare la posizione di una particella
questa cesserà (letteralmente) di
"esistere" nella dimensione "velocità"
e viceversa. Per gli scienziati adusi a concepire
l’universo oggettivo della materia indipendentemente
dall’uomo, oppure abituati a calcolare
contemporaneamente e con precisione millimetrica
velocità e posizioni dei più disparati oggetti,
queste nuove idee rappresentano una vera e propria
rivoluzione.
Oltre
alla posizione e alla velocità delle particelle, il
Principio di Indeterminazione di Heisenberg pone
limiti anche alla misura simultanea di parametri come
l’energia e il tempo. Questo comporta che per
periodi brevissimi la legge di conservazione
dell’energia subisce una sospensione. Nel mondo di
tutti i giorni, materia ed energia non si creano e non
si distruggono cambiano solo di stato. La benzina non
si materializza nei nostri serbatoi, e quando si
brucia un litro di carburante si finisce per ottenere
una quantità di "energia" e di scorie che
equivalgono esattamente a un litro di benzina. Ma su
scala atomica, le cose non vanno così. Il
piccolissimo grado di indeterminazione esistente tra i
vari livelli di energia e tempo, provoca (per
intervalli brevissimi), fluttuazioni nell’energia
del sistema. Per tempi che si aggirano intorno al
miliardesimo di trilionesimo di secondo un elettrone
ed il suo compagno di antimateria - il positrone -
possono emergere improvvisamente dal nulla,
congiungersi e quindi svanire. Questa è più di una
semplice ipotesi; gli effetti di questi comportamenti
spontanei di creazione e annullamento sono stati
misurati in laboratorio in preciso accordo col
Principio di Indeterminazione. E non si creda che la
fugace vita di queste particelle non abbia senso o
conduca a nulla. Durante la loro breve esistenza
questi singolari enti possono compiere una bella dose
di lavoro ; si pensi all’attrazione e alla
repulsione elettrica, ai processi legati alle le varie
forme di magnetismo, ecc.
Questi
inusuali eventi subatomici diedero ai fisici una nuova
prospettiva per comprendere lo spazio vuoto. Per Heinz
Pagels della Rockfeller University, il vuoto
assomiglia alla superficie dell’oceano :
"Immaginate di sorvolare l’oceano con un jet.
Da quel punto di osservazione ottimale, la superficie
sembra perfettamente uniforme e vuota. Ma voi sapete
che se foste su una barca, vedreste enormi onde
tutt’attorno. Così si comporta il vuoto. Su grandi
distanze - ovvero le distanze che noi sperimentiamo
come esseri umani - lo spazio ci appare completamente
vuoto. Ma se potessimo analizzarlo da molto vicino
vedremmo tutte le particelle quantistiche entrare e
uscire dal nulla ".
I
fisici chiamano queste particelle "fluttuazioni
nel vuoto". Il concetto sembra sfidare il
buonsenso ma è perfettamente valido nell’ambito
della Meccanica Quantistica. "Non c’è punto più
fondamentale di questo", ha scritto John Wheeler,
"lo spazio vuoto non è vuoto. In realtà è la
regione dove avvengono i fenomeni fisici più
violenti".
LA
DISEGUAGLIANZA DI BELL E LE "AZIONI A
DISTANZA"
La
diseguaglianza di Bell è una formulazione moderna di
un famoso paradosso escogitato dai fisici
Einstein-Podolsky-Rosen per dimostrare che la
meccanica quantistica non poteva essere considerata
una teoria esatta o quantomeno completa.
Sia il
paradosso di Einstein e compagni (elaborato nel 1935)
che la diseguaglianza di
Bell
(formulata nel 1965), non poterono essere verificati
sperimentalmente prima del 1982. Fu a partire da
quell'anno infatti che Alain Aspect dell'Università
di Parigi, approntò una serie di esperimenti i quali
permisero di seguire l'evoluzione spazio-temporale di
coppie di particelle emesse da un'unica sorgente e
dirette verso rivelatori lontani.
Non è
questa la sede per entrare in dettagli tecnici, qui
basterà sottolineare che i risultati degli
esperimenti del prof. Aspect provarono una
notevolissima violazione della diseguaglianza di Bell
e quindi indirettamente confermarono le tesi sostenute
dai fisici quantistici.
Per
spiegare la diseguaglianza di Bell occorre partire
dalla definizione fisica di "localismo" o
"realismo locale" ; è infatti sulla
convinzione che il localismo non possa essere in alcun
modo violato che, prima Einstein-Podolsky-Rosen, poi
Bell, fondano i loro teoremi.
Si ha
"localismo" quando due oggetti separati da
grande distanza, esistono indipendentemente l'uno
dall'altro, nel senso che l'azione compiuta su uno di
essi non modifica in modo sensibile le proprietà
oggettive dell'altro.
Ora, la
fisica classica, così come la relatività
einsteiniana, non contempla violazioni del
"realismo locale" ; la meccanica quantistica
invece, prevede ampie "deroghe" alla
possibilità di influenze a distanza. Al riguardo
leggiamo quanto scritto, mezzo secolo fa, da Niels
Bohr :
"Tra
due particelle
[correlate]
che si allontanano l'una all'altra nello spazio,
esiste una forma di azione-comunicazione permanente. [...]
Anche se due fotoni si trovassero su due diverse
galassie continuerebbero pur sempre a rimanere un
unico ente ..."
Questa
"azione-comunicazione" permanente tra le due
microparticelle faceva infuriare Einstein. Chi non
ricorda come uno degli assunti fondamentali delle sue
teorie, oltre al localismo, prevedesse l'impossibilità
di viaggiare o comunicare a velocità superiore quella
della luce. Nel caso della coppia di particelle emesse
da un'unica sorgente dell'esperimento di Aspect, la
comunicazione risultava addirittura istantanea.
Per le
sue dirompenti conseguenze, la diseguaglianza di Bell,
per giudizio unanime di fisici ed epistemologi,
rappresenta una delle tappe più inquietanti
nell'intera storia del pensiero scientifico.
L'EFFETTO
TUNNEL QUANTISTICO

Una
interessante conseguenza del Principio di
Indeterminazione di Heisenberg è il cosiddetto
Effetto Tunnel.
Classicamente
una particella può oltrepassare un ostacolo (o una
barriera di potenziale) soltanto se possiede
sufficiente energia. In campo umano una situazione
simile può essere immaginata pensando ad un atleta
impegnato in un salto in alto. Se dopo adeguata
rincorsa, il nostro atleta sarà in grado di esprimere
sufficiente energia, riuscirà ad oltrepassare
l'asticella che fissa il limite superiore del salto,
viceversa rovinerà contro di essa.
La
situazione appena descritta non è vera in meccanica
quantistica.
Il
piccolissimo grado di indeterminazione esistente tra i
vari livelli di energia e tempo, si traduce in
rapidissime fluttuazioni dei sistemi microfisici. Per
tempi che si aggirano intorno al miliardesimo di
trilionesimo di secondo, un gruppo di elettroni può
prendere a prestito dal "nulla" sufficiente
energia e oltrepassare una barriera di potenziale
altrimenti insuperabile. Il Principio di
Indeterminazione vincola però la realizzazione di una
tale transizione alla rapidissima restituzione
dell'energia utilizzata nel prestito.
L'Effetto
Tunnel quantistico ha validità universale ed è alla
base di fenomeni quali il "tunneling
elettronico" e la radioattività.
Il
nucleo di un atomo è normalmente circondato da una
"altissima barriera" che non permette ai
neutroni e ai protoni di allontanarsi da esso.
Nonostante ciò (specialmente nei minerali di Uranio e
Radio) in seguito all'Effetto Tunnel, gli inquilini
del nucleo, possono "scavarsi ampie
gallerie" e lasciarsi alle spalle le barriere di
potenziale rappresentate dall'attrazione nucleare,
dando così vita al fenomeno della radioattività.
La
figura sotto mostra l'evoluzione di un pacchetto di
onde associate ad un gruppo di particelle (in
microfisica ogni particella si muove sempre associata
ad un'onda) che incontrano una barriera di potenziale.
Questa barriera può essere, ad esempio, la giunzione
di un diodo. Tali onde, pur essendo
"sottodimensionate" rispetto all'altezza
della barriera che devono oltrepassare, riescono, per
Effetto Tunnel, a superarla agevolmente.


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